domenica 25 febbraio 2007

La “chiesa italiana” di S. Francisco

La chiesa stessa dei SS. Pietro e Paolo, come edificio, subisce nel tempo molte trasformazioni, adattamenti, abbellimenti. La prima pietra era stata posta nel Natale del 1881 e la dedicazione ebbe luogo, sempre con l’Arcivescovo Alemany, nel giorno dei SS. Pietro e Paolo dell’anno 1884. Era situata nell’angolo Filbert/Dupont St. (dal 1919 Grand Avenue), ma il terribile terremoto del 1906 con conseguente incendio praticamente la distrusse.
S.E. Mons. P. Riordan (1884-1914) succeduto ad Alemany, favorisce nel 1908 l’acquisto di un nuovo terreno di fronte a Piazza Washingon, sempre sulla Filbert St. per costruirvi una nuova chiesa (architetto Carlo Fantoni) rimanendo il vecchio edificio, in qualche modo riadattato, come luogo per le attività catechetiche e ricreative. Verrà benedetta il 30 marzo 1924 dall’Arcivescovo Hanna. Ormai la “ chiesa italiana” ospita assieme agli italiani dalle diverse parti d’Italia anche le loro più sentite devozioni, come la Madonna della Guardia (Genova) e la Madonna del Lume (Sicilia), protettrice dei pescatori, ed è divenuta il naturale riferimento della comunità italiana anche per gli avvenimenti culturali. Da ricordare: Pietro Mascagni che nel 1903 dirige nel Teatro Tivoli la sua “Cavalleria Rusticana”; il grande Enrico Caruso che negli anni 1905-1906 canta al Metroplitan; il soprano Luisa Tetrazzini che apre il nuovo Teatro Tivoli e vi canta serenate (1913); il tenore Tito Schipa che nel 1934 canta per il Giubileo d’Oro della Chiesa e la canonizzazione di don Bosco. Essa diviene anche meta di visite illustri: il generale Umberto Nobile (1926); il colonnello Francesco De Pinedo (1927); Guglielmo Marconi (1933); il presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi (1955); il presidente del Senato Amintore Fanfani (1980); il presidente della Repubblica Sandro Pertini (1982)…
L’anticlericalismo di un tempo si era stemperato fino a cessare, tanto più da quando in Italia era stata risolta “la questione romana” con i Patti Lateranensi nel 1929. Pur tuttavia ancora negli anni 1926-1927 erano state gettate bombe contro la chiesa. La polizia ne sospettò immediatamente i radicali, ma senza riuscire ad avere prove, nonostante qualche strana uccisione avvenuta successivamente tra italiani.
Conclusioni
Volendo riassumere l’inizio e lo sviluppo dell’attività pastorale etnica italiana nella California del Nord appaiono evidenti almeno due momenti.
Il primo è quello del duro, pionieristico inizio, che ha servito ad avviare un rapporto umano e religioso con la dispersa ed inizialmente diffidente e piuttosto divisa comunità italiana. Tempi difficili, ma anche creativi, di promozione umana e di evangelizzazione, che hanno visti impegnati i Gesuiti, i primi sacerdoti diocesani ed i Salesiani nei loro primi anni.
È seguito poi il periodo solido ed organico della costruzione di una comunità con una formazione più approfondita ed una testimonianza pubblica di fedeltà e di servizio in un fecondo inserimento nella chiesa e società locali. Ora nel sostanziale assestamento della comunità italiana e nel recupero di valori mai smarriti, ma non di rado trascurati - come l’unione familiare, la solidarietà mirata, la religiosità rivisitata, ecc. - c’è spazio e modo per un’azione capillare con i necessari adattamenti dovuti alla mobilità della gente (che ha reso… fuori mano sia il Consolato d’Italia sia la Chiesa italiana, ora inseriti in contesto cinese) e dell’aumentato livello di inserimento culturale raggiunto.

Fonti per la ricerca:
- Città di San Francisco e Consolato Generale d’Italia
- “San Francisco as it is, as it was’, Inc. Garden City N.Y. 1979
- “Saints Peter and Paul Church”, ed. in proprio di Alessandro Baccari Jr. 1985
- Archivio della IAC

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